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Titolo: Chiamami col tuo Nome
Nazione: Italia
Anno: 2017
Regia: L.Guadagnino
Con: T,Chalamet, A.Hammer

INTRODUZIONE
Il racconto di formazione, da tempo, è diventato anche un genere cinematografico.

Questa volta, però, a differenza di quanto accadeva nei romanzi appartenenti a questo filone, ci troviamo davanti a qualcosa di più profondo e metaforico e ad un argomento in apparenza spinoso trattato in modo delicatissimo.

STORIA
Chiamami col tuo Nome è un film italiano che racconta una storia molto particolare: ci troviamo in un non meglio precisato paesino del Nord Italia, nell’estate del 1983, Elio è un diciassettenne che ha deciso di passare l’estate in una casa per le vacanze con i genitori.

Il padre del ragazzo ospita uno studente straniero, Oliver, che rimarrà con loro per le successive sei settimane.

Dopo un inizio difficile, tra i due nascerà una profonda amicizia, che si trasformerà in un rapporto molto più serio.

OPINIONI
Chiamami col tuo Nome è un film che qualcuno potrebbe definire “LGBT”, ovvero appartenente a  quel sottogenere cinematografico e non solo che, in vario modo, affronta tematiche legate alla sfera della comunità e dei diritti omosessuali.

Logicamente questa è una definizione di superficie, estremamente semplificata, dal momento che, anche quando il rapporto tra i due protagonisti diventa più profonda, le scene di “passione” sono poche e rese in maniera allusiva, per suggerire più che per mostrare.

Di fatto, come sostengono alcuni, è questo il modo giusto di trattare questo “problema”.

TECNICAMENTE
Una cosa che mi ha colpito molto, in questo film, è stata la fotografia, estremamente luminosa e solare, esattamente quello che viene in mente quando si pensa all’estate.

Il discorso sopracitato, poi, viene affrontato con garbo e delicatezza anche dai personaggi adulti, ovvero i genitori di Elio, che si dimostrano estremamente discreti.

CONCLUSIONI
Un film delicato e toccante, che tratta un tema, ancora oggi, per certi versi, tabù, senza ostentare e senza “schierarsi” apertamente.

È così che si dovrebbe parlare di certe questioni nell’industria dell’intrattenimento, rinunciando ai facili stereotipi.